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Alimentare la paura per imporre i vaccini: il caso Lorenzin e la lezione di Bruno Vespa

Intervento di Luca Teodori a Porta a Porta – Roma, 15 settembre 2022

La domanda di Bruno Vespa e il caso Lorenzin

Durante un’intervista televisiva, il giornalista Bruno Vespa mi rivolse una domanda tagliente: “Lei sostanzialmente sta dicendo che Beatrice Lorenzin, pur sapendo che non era vero che ci fossero 240 morti in Inghilterra (ndr 270), ha detto volontariamente una bugia per indurre…”. Vespa colse perfettamente il punto della questione, un’intuizione che ogni italiano dovrebbe fare propria. Il messaggio, chiaro e diretto, è che si puntò a alimentare la paura per imporre i vaccini.

La strategia della paura: dal 2014 ai vaccini Covid

Quello che accadde tra il 2014 e il 2018, con il caso delle presunte morti in Inghilterra utilizzato per giustificare campagne vaccinali, rappresenta solo la prima fase di una strategia che si è poi ripetuta con i vaccini Covid tra il 2020 e il 2022. Il caso delle dichiarazioni di Lorenzin, all’epoca Ministro della Salute, esemplifica come il ricorso alla paura possa essere uno strumento potente per orientare l’opinione pubblica e condizionare le scelte sanitarie.

Paura e consenso: una tecnica per orientare la popolazione

Questa strategia basata sulla paura si rivelò efficace nel plasmare il consenso e nel promuovere una linea vaccinale che non ammetteva obiezioni. Creare allarme, spingere le persone verso decisioni non completamente consapevoli e, infine, ottenere un consenso passivo rappresentano tecniche per indirizzare le scelte individuali. Il caso Lorenzin dimostra come la paura sia stata impiegata in modo mirato per promuovere specifiche campagne sanitarie.

Una lezione da ricordare per il futuro

La domanda di Vespa riporta alla luce un tema importante: il bisogno di trasparenza e responsabilità nella comunicazione sanitaria. Alimentare la paura per promuovere campagne di massa non solo mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma solleva interrogativi etici su come gestire l’informazione in periodi di emergenza. Riflettere su questi episodi ci invita a chiedere maggiore onestà e chiarezza nelle scelte politiche e sanitarie.